L’invenzione dell’Esilio (breve storia degli ebrei dell’antichità)


L’INVENZIONE DELL’ESILIO

BREVE STORIA DEGLI EBREI DELL’ANTICHITA’
dalla quale tra le altre cose si evince
che la maggior parte
non se ne andarono mai dalla Giudea,
si convertirono all’islam
e divennero i palestinesi di oggi

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L’invenzione dell’Esilio

indice:

nota introduttiva e cronologia

1. L’origine del regno ebraico

2. Divisione del regno

3. La cattività babilonese e l’inizio della diffusione dell’ebraismo

4. La diffusione dell’ebraismo nell’età ellenistica

5. La diffusione dell’ebraismo in epoca romana

6. Classi sociali nella Giudea romana

7. Le Rivolte giudaiche

8. Le Rivolte giudaiche e l’invenzione dell’Esilio

9. Crisi dell’impero e affermazione del cristianesimo

10. Il cristianesimo e la nascita del mito dell’Esilio

11. Proselitismo ebraico in Arabia

12. Proselitismo ebraico nel Maghreb (e origine dei sefarditi)

13. Proselitismo ebraico nelle steppe del Volga (e origine degli ashkenaziti)

14. La nascita dell’islam

15. La conquista araba della Palestina e la conversione degli ebrei all’islam

16. I pionieri sionisti e l’invenzione dell’Esilio

nota introduttiva

“Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, il popolo le rimase fedele attraverso tutte le dispersioni e non cessò mai di pregare e di sperare nel ritorno alla sua terra e nel ripristino della libertà politica. Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei di ogni generazione successiva aspirarono a tornare a stabilirsi nella loro antica patria.”
Dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele, 1948

“A seguito della catastrofe storica in cui il re romano Tito distrusse Gerusalemme ed esiliò Israele dalla sua terra, sono nato in una delle città dell’Esilio; ma mi sono sempre considerato gerosolimitano.”
Shmuel Yosef Agnon, discorso per il conferimento del premio Nobel, 1966

Anche gli israeliani che non conoscono la Dichiarazione di indipendenza hanno di sicuro avuto in tasca la banconota da cinquanta sheqel sulla quale sono impresse le parole dello scrittore Shmuel Yosef Agnon in occasione del conferimento del premio Nobel. Per costui, proprio come per gli autori della Dichiarazione di indipendenza e per la maggior parte dei cittadini israeliani, la “nazione ebraica” era stata costretta all’esilio con la distruzione del secondo Tempio nell’anno 70 d.C., ad opera dei romani, e da allora non aveva smesso di errare per il mondo portando nel cuore la propria antica patria.
Quelli di espulsione ed esilio sono concetti profondamente radicati nella tradizione ebraica. Il significato ad essi attribuito è però mutato nel corso del tempo. Il mito dello sradicamento e dell’esilio si sviluppò dapprima nella tradizione cristiana, da questa penetrò in seguito in quella ebraica e poi assunse una connotazione laica, cristallizzandosi nell’ideologia sionista moderna.
Ripercorrendo per sommi capi la storia degli ebrei nell’antichità fino alla nascita del mito dell’Esilio, si può vedere come veramente andarono le cose: la maggioranza della popolazione ebraica non fu mai cacciata dalla Palestina, e la diffusione dell’ebraismo nel mondo antico, che iniziò ben prima del 70 d.C., avvenne o per emigrazione volontaria o per la conversione, forzata o spontanea, di altri popoli alla nuova religione.
L’invenzione dell’Esilio è il titolo del terzo capitolo del libro L’invenzione del popolo ebraico dello storico di Tel Aviv Shlomo Sand, pubblicato in Israele nel 2008. Il presente testo prende spunto soprattutto da quel lavoro, integrandolo tra l’altro con i contributi di alcuni storici materialisti come Karl Kautsky (L’origine del cristianesimo, 1909) e Abram Leon (La concezione materialistica della questione ebraica, 1942).

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